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      Il crudo carattere di Galerio era di una tempra affatto diversa; e mentre costringeva i suoi sudditi a stimarlo, rare volte ebbe la compiacenza di procurarsene l'affetto. La sua fama nelle armi, e soprattutto il buon successo della guerra Persiana, aveano fatto insuperbire il suo animo altiero, incapace naturalmente di soffrire un superiore e per fino un uguale. Se dar potessimo fede alla parziale testimonianza di uno scrittore non giudizioso, potremmo attribuire la rinuncia di Diocleziano alle minacce di Galerio, e riferire le particolarità di un privato colloquio tra questi due Principi, nel quale il primo mostrò tanta pusillanimità, quanta ingratitudine ed arroganza dimostrò l'altro335. Ma questi oscuri aneddoti vengono bastantemente confutati da un imparziale esame del carattere e della condotta di Diocleziano. Per diverse che esser potessero le sue intenzioni, se egli temuto avesse qualche pericolo dalla violenza di Galerio, il suo discernimento lo avrebbe indotto a prevenire il vergognoso contrasto, ed avendo tenuto lo scettro con gloria, lo avrebbe ceduto senza disonore.
      Dopo l'innalzamento di Costanzo e di Galerio al posto di Augusti, erano necessari due Cesari per occupare il lor luogo, e compire il sistema del governo Imperiale. Diocleziano desiderava sinceramente di ritirarsi dal Mondo; egli considerava Galerio, che avea sposata la sua figliuola, come il più saldo sostegno della sua famiglia e dell'Impero; ed egli consentì senza ripugnanza che il suo successore si assumesse il merito e l'odiosità di quella nomina importante.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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