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      È presumibile che un amante imperiale rare volte fosse ridotto a sospirare invano; ma qualunque volta era inutile la persuasione, egli ricorreva alla violenza; ed è rimasto un memorabile esempio di una nobil Matrona, che conservò la sua castità con una volontaria morte376. I soldati erano il solo ordine di persone, per cui sembrasse avere qualche rispetto, od a cui cercasse di piacere. Riempì Roma e l'Italia di truppe armate; dissimulò i loro tumulti: lasciò che impunemente saccheggiassero e trucidassero ancora l'inerme popolo377; e permettendo ad esse la stessa licenza, della quale godeva il loro Imperatore, Massenzio concesse sovente a' suoi militari favoriti la superba villa o la bella moglie di un Senatore. Un Principe di tal indole, ugualmente incapace di governare o in pace o in guerra, potea ben comprare l'appoggio dell'esercito, ma non mai ottenerne la stima. Pure era la sua superbia uguale agli altri suoi vizi. Mentre egli passava l'indolente sua vita o dentro le mura del suo palazzo, o nei vicini giardini di Sallustio, si udiva ripetutamente vantarsi, che egli solo era Imperatore, e che gli altri Principi non erano che suoi luogotenenti, ai quali affidata avea la difesa delle province di frontiera, per poter godere senza interrompimento l'elegante lusso della Capitale. Roma, che sì lungamente avea pianta l'assenza del suo Sovrano, ne deplorò la presenza ne' sei anni del regno di lui378.
      [A.D. 312]Benchè Costantino vedesse con abborrimento la condotta di Massenzio, e con pietà la situazione dei Romani, non vi è ragion di presumere che volesse prender l'armi per punir l'uno e per sollevar gli altri.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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