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      I Giudei convertiti o i Nazareni, come furon chiamati dopo, che avevan gettati i fondamenti della Chiesa, in breve si trovaron sopraffatti dalla moltitudine, che sempre cresceva, e che da tutte le diverse religioni del politeismo arrolavasi alla milizia di Cristo; ed i Gentili, che avevano, coll'approvazione del loro particolare Apostolo, scosso l'intollerabil peso delle cerimonie Mosaiche, ricusarono finalmente ai loro pił scrupolosi fratelli quella medesima tolleranza, ch'essi a principio avevano umilmente implorata per le lor proprie usanze. La rovina del tempio, della cittą, della pubblica religione degli Ebrei fu gravemente sensibile ai Nazareni, come a quelli, che nelle costumanze, se non nella fede, conservavano un'intima connessione cogli empj lor nazionali, le disgrazie de' quali, si attribuivano da' Gentili al disprezzo e da' Cristiani con pił ragione allo sdegno del sommo Dio. I Nazareni si ritirarono dalle rovine di Gerusalemme alla piccola cittą di Pella di lą dal Giordano, dove languģ nella solitudine e nell'oscuritą quell'antica Chiesa pił di sessant'anni461. Essi avevan sempre la consolazione di fare frequenti e devote visite alla Cittą santa, e la speranza di essere un giorno ristabiliti in que' luoghi, che per natura e per religione eran portati ad amare, non meno che a rispettare. Ma finalmente, sotto il regno di Adriano, il disperato fanatismo degli Ebrei pose il colmo alle loro calamitą, ed i Romani, esacerbati dalle ripetute lor ribellioni, esercitarono con insolito rigore i diritti della vittoria.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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