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      Il giro di diciassette secoli ci ha insegnato a non prender troppo strettamente il misterioso linguaggio della profezia e della rivelazione. Ma fintantochè per saggi fini quest'errore si lasciò sussistere nella Chiesa, esso produsse gli effetti più salutari nella fede e nella pratica de' Cristiani, che vivevano nella terribile aspettazione di quel momento, nel quale il globo medesimo, e tutte le varie nazioni avrebber tremato all'apparire del Divino lor Giudice502.
      Colla seconda venuta di Cristo era intimamente connessa l'antica e popolar dottrina de' Millenarj. Siccome si eran terminate in sei giorni le opere della creazione, così la lor durata nello stato presente, secondo una tradizione attribuita al profeta Elia, fissavasi al corso di seimila anni503. S'inferiva dall'analogia medesima, che a questo lungo tratto di travaglio e di contenzione, ch'allora trovavasi quasi al termine, sarebbe succeduto un lieto sabbato di mille anni; e che Cristo, colla schiera trionfante de' santi e degli eletti che avevano evitato la morte o erano miracolosamente risuscitati, regnerebbe sopra la terra fino al tempo determinato per l'ultima e generale risurrezione. Tale speranza riusciva così lusinghiera pe' credenti, che la Nuova Gerusalemme, che doveva esser la sede di questo beato regno, era vivamente adornata co' più brillanti colori dell'immaginazione. Una felicità, consistente solamente in puri e spirituali piaceri, sarebbe paruta troppo raffinata per gli abitatori di quella, i quali si supponevano tuttavia forniti della natura e de' sensi umani.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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