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      Il non curante sguardo, che gli uomini d'ingegno e di dottrina condiscendevano a gettare sopra la Rivelazione Cristiana, serviva solo a confermare la loro precipitata opinione, ed a persuaderli, che il principio dell'unità di Dio, che avrebbero potuto rispettare, veniva sfigurato dallo stravagante entusiasmo, ed annichilito dalle vane speculazioni de' nuovi settari. L'autore di un celebre dialogo, ch'è stato attribuito a Luciano, mentre affetta di trattare il misterioso soggetto della Trinità in uno stile ridicoloso e disprezzante, mostra di non conoscere la debolezza dell'umana ragione e l'imperscrutabile natura delle perfezioni Divine].
      Poteva sembrar meno sorprendente, che il fondatore del Cristianesimo fosse rispettato da' suoi Discepoli non solamente come un sapiente ed un profeta, ma che fosse anche adorato come una divinità. I Politeisti eran disposti ad ammettere ogni articolo di fede, che paresse aver qualche rassomiglianza, per quanto distante ed imperfetta si fosse, colla mitologia popolare; e le leggende di Bacco, d'Ercole, o di Esculapio preparato avevano in qualche modo la loro immaginazione all'apparire del Figlio di Dio sotto una forma umana(11). Ma stupivano, che i Cristiani abbandonassero i tempj di quegli antichi Eroi, che nell'infanzia del mondo avevano inventato le arti, instituite le leggi, e domati i tiranni, o i mostri che infestavano la terra, a fine di scegliere per oggetto esclusivo del religioso lor culto un oscuro maestro, che di fresco, ed appresso un popolo barbaro era stato sacrificato o alla malizia de' propri suoi nazionali, o alla gelosia del governo Romano.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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