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      La religione Cristiana, per causa dell'orgoglio e lusso del medesimo, si rendè odiosa agli occhi de' Gentili. Il luogo, dove teneva consiglio, ed il suo trono, lo splendore col quale compariva in pubblico, la folla de' supplicanti che implorava la sua attenzione, la quantità di lettere e di suppliche, alle quali dettava le sue risposte, e la perpetua confusione di affari, ne' quali era involto, erano circostanze molto più convenienti allo stato di un Magistrato civile(129), che all'umiltà di un Vescovo antico. Ogni volta ch'egli parlava dal pulpito al popolo, affettava lo stil figurato ed i gesti teatrali di un sofista Asiatico, mentre la Cattedrale risuonava delle più alte e stravaganti acclamazioni in lode della sua divina eloquenza. Contro coloro, che resistevano al suo potere o ricusavano di adular la sua vanità, il Prelato d'Antiochia era arrogante, rigido ed inesorabile, ma rilassava la disciplina, e distribuiva con prodiga mano i tesori della Chiesa ai Cherici da lui dipendenti, a' quali era permesso d'imitare il lor capo nella soddisfazione di ogni sensuale appetito; giacchè Paolo si deliziava molto liberamente ne' piaceri della tavola, ed avea ricevuto nel Palazzo Episcopale due giovani e belle donne, come compagne costanti de' suoi momenti di quiete(130).
      Nonostanti questi scandalosi vizi, se Paolo di Samosata conservato avesse la purità della fede ortodossa, il suo regno sopra la capital della Siria non sarebbe terminato che con la sua vita: e se fosse nata un'opportuna persecuzione, uno sforzo di coraggio avrebbe forse potuto collocarlo nello schiera de' Santi e de' Martiri.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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