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      Questi filosofi alla moda sostennero il disegno di trarre un'allegorica sapienza dalle finzioni de' Greci poeti, instituirono riti misteriosi di divozione per uso de' lor discepoli eletti, raccomandarono il culto degli Dei antichi, considerati come gli emblemi, o i ministri della suprema Divinitą, e composero molti elaborati trattati contro la fede dell'Evangelio(144), che dopo dalla prudenza degli Imperatori ortodossi furono dati alle fiamme(145).
      Quantunque la politica di Diocleziano e l'umanitą di Costanzo li disponessero a mantenere inviolate le massime di tolleranza, si venne ben presto in chiaro, che i due loro colleghi, Massimiano e Galerio, nudrivano il pił implacabile odio pel nome e per la religione de' Cristiani. Le scienze non avevano mai illuminato le menti di que' Principi, nč l'educazione aveva addolcito il loro temperamento. Dovevano essi alle proprie spade la loro grandezza, e nella pił sublime fortuna ritennero sempre i superstiziosi pregiudizi de' soldati e delle inculte persone. Nell'amministrazion generale delle Province obbedivano alle leggi stabilite dal lor benefattore; ma ne' loro campi e palazzi trovavano spesse occasioni di esercitare una persecuzione segreta(146), alla quale porgeva l'imprudente zelo de' Cristiani qualche volta i pił speciosi pretesti. Fu eseguita una sentenza di morte contro Massimiliano, giovane d'Affrica, ch'era stato dal proprio padre condotto avanti del Magistrato, come capace d'esser legittimamente reclutato, ma che ostinatamente sosteneva, che la propria coscienza non gli avrebbe mai permesso di abbracciare la professione della milizia(147). Difficilmente potrebbe sperarsi che alcun governo soffrisse, che l'atto del Centurione Marcello restasse impunito.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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