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      Un Diacono di quella città aveva pubblicato un libello contro l'Imperatore. Il delinquente si rifuggì nel palazzo Episcopale, e quantunque fosse un poco troppo presto per far valere alcun diritto di Ecclesiastica immunità, pure il Vescovo ricusò di rilasciarlo a' Ministri della giustizia. Per questa sediziosa resistenza Mensurio fu chiamato alla Corte, ed in luogo di ricevere una giusta sentenza di morte o d'esilio, dopo un brev'esame gli fu permesso di tornare alla propria Diocesi(172). La felice condizione de' Cristiani sottoposti a Massenzio era tale, che quando bramavan di avere per lor proprio uso qualche corpo di Martire, dovevan procacciarselo dalle più distanti Province d'Oriente. Raccontasi a questo proposito un'istoria d'Aglae, Dama Romana, discesa da una famiglia Consolare, che godeva un patrimonio sì vasto, ch'esigeva l'opera di settantatre amministratori. Bonifazio era fra questi il favorito della patrona, e siccome Aglae univa l'amore con la divozione, si dice ch'egli fosse ammesso a partecipar del suo letto. L'opulenza di cui ella godeva, la pose in istato di soddisfare il pio desiderio di acquistare qualche sacra reliquia d'Oriente. Consegnò dunque a Bonifazio una considerabile somma d'oro, ed una gran quantità d'aromati; ed il suo amante, accompagnato da dodici cavalli e da tre carri coperti, intraprese un lungo pellegrinaggio fino a Tarso nella Cilicia(173).
      Il genio sanguinario di Galerio, primo e principale autore della persecuzione, riuscì formidabile per quei Cristiani, che per loro disgrazia trovaronsi dentro i limiti de' suoi Stati, e può ragionevolmente supporsi che molti di mediocre fortuna, i quali non erano impediti dalle catene o della ricchezza o della povertà, frequentemente abbandonassero il lor natio paese, e si cercassero un rifugio nel più dolce clima d'Occidente.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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