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      Similmente l'unione delle Province sotto un solo Monarca, se da una parte contribuiva ai progressi della Religione, dall'altra rendeva più facile e spedita l'esecuzione degli ordini imperiali contro la medesima. Abbiamo tuttora presente la viva pittura fatta altrove dal pennello dell'Autore per esprimere l'orribile situazione di chi aveva incontrato la disgrazia del Principe: tutto l'Impero per quello sventurato era una carcere.
      Conchiude l'Autore, che il Cristianesimo in mezzo a tanti comodi non incontrò alcuno degli ostacoli che sogliono impedire l'introduzione di una Religione straniera. Passiamo sotto silenzio i pregiudizi di ciascun popolo, la gelosia de' Sacerdoti, l'invidia de' Filosofi, la corruzione universale, e domandiamo se le leggi proibitive degl'Imperadori non formavano un ostacolo degno di considerazione.
      Giacchè le digressioni ci perseguitano sino alla fine, invitiamo l'Autore ad aprire il Talmud, nel qual libro i Giudei, che si suppongono indifferenti ai luminosi prodigi di Cristo, ne depositarono la memoria in due articoli, l'uno de' quali è ben lungo. Il Talmud fu in vero composto assai tardi; ma gli Autori avrebbero prestato così gran vantaggio ai Cristiani, se avessero potuto sopprimere la tradizione della nazione?
      I Giudei, che vennero alla fede, oltre l'Evangelio di S. Matteo, che tutte le ragioni provano essere stato scritto in Ebraico, ne avevano un altro intitolato secondo gli Ebrei, e che nei primi secoli della Chiesa fu avuto universalmente in venerazione.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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