Pagina (171/482)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quindi la ripugnanza vi è nella legge, ma non vi è nè precauzione, nè moderazione; anzi evvi o una negligenza così supina o una politica così artifiziosa, che i Cristiani sono costretti ad imputare a Traiano tutti i mali, che fecero loro soffrire i suoi successori.
      È curioso l'Autore, quando dice, che gli accusatori dovevano vergognarsi o temere. Sapete chi erano gli accusatori? I Sacerdoti, i Filosofi, i quali stimavano di prestar ossequio agli Dei, perdendo i loro nemici. E la legge di Traiano recò loro tanto poco spavento, che Adriano suo successore, ed indi Antonino Pio non poterono frenarne altrimenti l'ardore, che coll'imporre al calunniatore la stessa pena del calunniato. Eglino pure dichiararono, che i clamori del popolo non sarebbero stati più ammessi come prova legale.
      In questi due Principi la verità ci obbliga a riconoscere qualche grado di ripugnanza, di precauzione, di moderazione; ed i nostri Storici hanno loro renduta la meritata giustizia. Iddio volesse ch'eglino avessero avuto il coraggio di condannare all'obblio la funesta legge di Traiano. Avendo eglino conosciuta la ragione, dovevano trarla da' ceppi dell'oppressione invece di consolarla. Ma la spada nelle loro mani non fu digiuna di sangue: e molti Martiri sotto di loro illustrarono la Chiesa. Forse temettero la superstizione del popolo e la possanza dell'irritabile genere de' Sacerdoti Pagani: non avendo essi avute idee molto pure della giustizia, noi, piuttosto che malignare sulla loro condotta, siamo disposti a compatirli.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





Cristiani Traiano Autore Sacerdoti Filosofi Traiano Adriano Antonino Pio Principi Storici Traiano Martiri Chiesa Sacerdoti Pagani