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      L'intollerabile peso di questi opprimeva le città più floride. I soldati appoco appoco dimenticavano le virtù della lor professione, e si davano solo a' vizi della vita civile, o s'avvilivano esercitandosi nelle arti meccaniche, o erano snervati dalla mollezza de' bagni e de' teatri. Essi divenner ben presto non curanti de' marziali esercizi, delicati nel vitto e nel trattamento; e nel tempo che inspiravan terrore a' sudditi dell'Impero, tremavano all'avvicinarsi che facevano con ostile anime i Barbari(328). Non era più mantenuta coll'istessa cura, nè difesa con ugual vigilanza quella catena di fortificazioni, che Diocleziano ed i suoi colleghi avean tirata lungo le sponde de' fiumi reali. I soldati, che tuttavia rimanevamo sotto il nome di truppe di frontiera, potevan servire per la difesa ordinaria. Ma il loro animo era avvilito dall'umiliante riflessione, che essi, i quali eran esposti ai travagli ed ai pericoli d'una perpetua guerra, venivan premiati solo con circa due terzi della paga e degli emolumenti, che prodigamente si davano alla truppe del palazzo. Anche le bande o legioni, ch'erano innalzate quasi al livello di quegl'indegni favoriti, si sentivano in certo modo disonorate dal titolo d'onore, che loro si permetteva d'assumere. Invano si ripeterono da Costantino le più spaventose minacce di ferro e di fuoco contro i soldati di frontiera, che avessero ardito di disertare, di secondar le incursioni de' Barbari o di partecipar delle spoglie(329). Di rado si possono allontanare per mezzo di parziali rigori que' danni che provengono da imprudenti consigli; e quantunque i Principi, che succederono, si studiassero di restaurare la forza ed il numero delle guarnigioni di frontiera, tuttavia l'Impero, fino all'ultimo istante del suo scioglimento, continuò a languire per quella mortal ferita, che gli fece con tanta inavvertenza e debolezza la mano di Costantino.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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