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      La marcia di alcune forze regolari pose fine alle sue ambiziose speranze: la ribellione fu estinta nel sangue di Nepoziano, di Eutropia sua madre, e de' suoi aderenti; e fu estesa la proscrizione a tutti coloro, che avean contratto una fatale alleanza col nome e colla famiglia di Costantino(484). Ma appena Costanzo, dopo la battaglia di Mursa, divenne padrone delle coste marittime della Dalmazia, un corpo di nobili esuli, che s'erano arrischiati ad equipaggiare una flotta in qualche porto dell'Adriatico, venne a cercar protezione e vendetta nel vittorioso suo campo. Per la segreta loro intelligenza co' propri nazionali, Roma e le città dell'Italia indotte furono a spiegare le bandiere di Costanzo sulle lor mura. I grati veterani, arricchiti dalla generosità del padre, segnalarono la lor gratitudine e fedeltà verso il figlio. La cavalleria, le legioni e gli ausiliari dell'Italia rinovarono il loro giuramento d'ubbidienza a Costanzo; e l'usurpatore, spaventato per la general diserzione, fu costretto co' residui delle sue truppe fedeli a ritirarsi oltre le alpi nelle Province della Gallia. I distaccamenti però, che spediti furono o per tribolare o per impedire la fuga di Magnenzio, si condussero colla solita imprudenza di coloro che si trovano in buona fortuna; e gli diedero nelle pianure di Pavia l'opportunità di voltarsi contro quelli che l'inseguivano, e di soddisfare alla sua disperazione colla strage d'una inutil vittoria(485).
      [A. D. 353]L'orgoglio di Magnenzio fu ridotto dalle ripetute disgrazie a supplicare, ma invano, per la pace.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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