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      Finito che fu il discorso, le truppe batterono gli scudi contro le ginocchia in segno di applauso(530), mentre gli uffiziali, che circondavano il Tribunale, esprimettero con decente riserva, l'idea che avevan de' meriti del rappresentante di Costanzo.
      I due Principi tornarono al Palazzo nel medesimo cocchio, e nel tempo della lenta processione Giuliano ripetea fra se stesso un verso del suo favorito Omero, che poteva ugualmente applicare alla sua fortuna ed a' suoi timori(531). I ventiquattro giorni, che Cesare passò a Milano dopo la sua investitura, ed i primi mesi del suo Gallico regno furono soggetti ad una splendida ma severa schiavitù, nè l'acquisto degli onori poteva compensare la perdita della sua libertà(532). Eran osservati i suoi passi, le sue lettere intercettate: e fu costretto dalla prudenza ad evitare le visite dei suoi più intimi amici. A quattro soli de' suoi più antichi domestici fu permesso di seguitarlo, a due paggi, al suo medico ed al suo bibliotecario; l'ultimo dei quali era impiegato nella custodia d'una pregevol collezione di libri, dono dell'Imperatrice, che studiava le inclinazioni ugualmente che l'interesse del suo amico. In luogo di que' fedeli servitori, gli fu dato un corteggio, quale in vero conveniva alla dignità d'un Cesare, ma composto da una folla di schiavi, privi e forse incapaci di qualunque attaccamento pel nuovo loro Signore, a cui per la maggior parte essi erano incogniti o sospetti. La sua mancanza d'esperienza poteva esiger l'aiuto d'un savio consiglio; ma le minute istruzioni, che regolavano il trattamento della sua tavola e la distribuzione delle ore, erano adattate ad un giovane che fosse tuttavia sotto la disciplina dei suoi precettori, piuttosto che alla situazione d'un Principe, a cui fosse affidata la condotta d'una importante guerra.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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