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      In quest'occorrenza Ursicino, Generale d'ugual grado, riguadagnò con un tradimento il favore che aveva perduto per gli eminenti suoi servigi in Oriente. Esacerbato, com'egli poteva speciosamente asserire, da ingiurie di tal natura, si affrettò con pochi seguaci ad unirsi alle bandiere, ed a tradir la fiducia del suo troppo credulo amico. Dopo un regno di soli ventotto giorni, Silvano fu assassinato, i soldati, che senz'alcuna colpevole intenzione avean ciecamente seguìto l'esempio del Capitano, tornarono immediatamente al loro dovere; e gli adulatori di Costanzo celebrarono la saviezza e felicità del Monarca, il quale aveva estinto una guerra civile senza il rischio di veruna battaglia(534).
      La difesa della frontiera della Rezia e la persecuzione della Chiesa Cattolica, trattennero Costanzo in Italia più di diciotto mesi dopo la partenza di Giuliano; e prima di tornar in Oriente volle l'Imperatore compiacere la propria curiosità ed alterigia con una visita che fece alla vecchia capitale(535). Egli s'incamminò da Milano verso Roma per le vie Emilia e Flaminia; e quando fu quaranta miglia vicino alla città, la marcia d'un Principe, che non aveva mai vinto alcuno straniero nemico, prese le apparenze d'una processione trionfale. Il suo splendido treno era composto di tutti i ministri di lusso, ma in un tempo di profonda pace era circondato dalle armi lucenti dei numerosi squadroni delle sue guardie e de' corazzieri. Le spiegate loro bandiere di seta, ricamate d'oro e disegnate in forma di dragoni, sventolavano intorno alla persona dell'Imperatore.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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