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      Ma questo giudizioso piano di difesa restò sconcertato da un'opportuna diversione. Furon distaccati trecento attivi soldati, ed armati leggermente in quaranta piccole barche ad oggetto d'andare in silenzio lungo la corrente, e prender terra in qualche distanza da' posti del nemico. Essi eseguirono i loro ordini con tale ardire e celerità, che avevan quasi sorpreso i Capi de' Barbari, i quali senz'alcun timore tornavano ebbri da una delle lor feste notturne. Senza stare a ripetere l'uniforme e disgustoso racconto delle stragi e delle devastazioni, servirà l'avvertire che Giuliano dettò da se stesso le condizioni di pace a sei de' più superbi Re degli Alemanni, a tre de' quali fu permesso di vedere la severa disciplina e la pompa marziale d'un campo Romano. Cesare, seguìto da ventimila prigionieri liberati dalle catene de' Barbari, ripassò il Reno, dopo d'aver terminato una guerra, il successo della quale era stato paragonato alle antiche glorie delle vittorie Punica e Cimbrica.
      Tosto che il valore e la condotta di Giuliano ebbe assicurato un intervallo di pace, egli applicossi ad un'opera più conforme alla sua umana e filosofica indole. Restaurò diligentemente le città della Gallia, che avevan sofferte le incursioni de' Barbari, ed in specie si fa menzione di sette posti importanti fra Magonza, e la bocca del Reno, che furon rifabbricati e fortificati per ordine di Giuliano(581). I soggiogati Germani s'eran sottomessi alle giuste, ma umilianti condizioni di preparare, e di trasportare i necessari materiali.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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