Pagina (30/360)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Tanto maggiormente si accorava in quanto che un suo ministro avevagli narrato come sovente il Principe, quando le corse di lui lo conducevano sulle vette dei monti d'onde lo sguardo spaziava sull'azzurro del mare e d'onde scorgevansi terre che la lontananza pingea in pallido ceruleo, si rizzasse in arcione ed additando ai compagni quelle contrade a lui incognite esclamasse: "Ecco dove andremo insieme a cacce nuove e la distanza non ci arresterà mai."
      Cui il coro dei cacciatori rispondeva giulivo: "No, niuna distanza ci atterrirà, andremo teco, o nostro signore e come schiavi ti ubbidiremo."
      E cotali propositi del Principe non ripeteansi solamente alla Reggia, ma anche nella città, nei borghi e nei campi. Sì che tutti coloro ai quali piuttosto che il sudato lavoro piaceva la rapina facile sorridevano al pensiero che il futuro Re sarebbe stato un Re guerriero e che distogliendo il popolo all'opera dei campi lo avrebbe trascinato alle conquiste lontane che appaiono più belle e che non sono.
      Grave d'anni e di pensieri il vecchio Re di Borneo morì. Se i funerali furono sontuosi ve lo lascio immaginare. Pigliarono gramaglia tutti i grandi dignitari del Regno. Il Principe che aveva raccolto le ultime raccomandazioni di pace dal labbro paterno pianse e cessò dalle cacce consuete. Ma più che la Reggia pianse la campagna; lacrimavano e si picchiavano il petto i contadini usi al dolce governo del vecchio sovrano.
      Pochi mesi di lutto del nuovo Re seguirono i funebri. Poi una inconsueta attività nelle armerie e negli arsenali di Borneo fecero comprendere qual fosse la mente del principe.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





Principe Principe Reggia Borneo Regno Principe Reggia Borneo