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      Che buona signora! il figliuolo però è male educato; pareva che avesse schifo. Non è vero, Bortolino, ch'egli non mangerebbe pane se noi non seminassimo frumento? Su, su, svegliati che comincia a gocciolare. - Infatti pioveva, ma non tanto, quando Vincenzo fermò il carretto alla cascina di Menico. Diede le redini in mano al ragazzo e corse a prendere il porcellino. Quando Pindoro non sentì più la mano maestra, annoiato della pioggia o tirato forse da qualche frasca, cominciò a piegare verso la siepe e a spingere il carretto sopra un mucchio di ghiaia. Mario tirava questa e quella corda, facendo peggio; l'asino prese la corsa verso un fossatello, una ruota vi cadde dentro e il carretto rimase in bilico sull'orlo, mentre veniva giù un acquazzone tremendo.
      Vincenzo, che serrava al petto il porcellino, venne a corsa, a saltelloni, sotto il diluvio, fin presso al carretto: l'animale grugniva, grugniva come se lo pelassero vivo. Egli lo buttò sul carretto, quasi sulle gambe del ragazzo, gridando: - Tiralo su quell'asino, asinaccio: no così, bestia anche tu: aspetta che ti rompo la zucca, brutta mummia addormentata. Sei pieno di sonno, eh, porcellino? - Vincenzo dette uno scapaccione al fanciullo e il manico della frusta sull'asino, e via a trotto disperatissimo per la strada sassosa, sotto il torrente della pioggia, e il rumore del tuono, e il bagliore dei lampi, accompagnati dai grugniti lunghi e interminabili del porcellino: e via, e via, e via, e va, e va. Giunti a cinquanta passi dalla Rampina, l'acqua cessò. Vincenzo vide la sua mucca che entrava nei prati del sor curato e disse: Salta, Bortolino, tirala fuori da quei prati.


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





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