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      Detti un grido disperato e disteso sul cadavere dell'amico mio mi misi a singhiozzare. Il babbo e la zia udendo quelle grida, accorsero. Il primo cercò di consolarmi, la seconda sogghignò, e disse alcune parole che non capii. Ma un pensiero mi balenò nella mente. Vedendo quel sogghigno e rammentando l'ostilità che dimostrava a Pastore, le colpe che gli attribuiva sempre esclamai:
      - Babbo, la zia lo ha avvelenato!
      A quelle parole la zia sogghignò nuovamente e facendosi rossa rispose:
      - Sì sono stata io! Mi strozzava le galline, i piccioni: era un canaccio che dava addosso a tutti...
      Mentre essa parlava, mio padre le lanciò un'occhiata di acerbo rimprovero ed accarezzandomi la testa, disse al contadino di aiutarmi a scavare una fossa per deporvi il cane.
      Quella morte mi faceva sentire l'isolamento in cui vivevo, inacerbiva il mio risentimento per la zia e mi faceva cercare in mio padre quel conforto che mi mancava. Ma mio padre doventava ogni giorno più cupo, pareva non accorgersi che mi mancava la istruzione necessaria ad ogni bambino e soprattutto che mi mancava l'affetto che ingentilisce il cuore. Una sera tornando a casa con un asino per la cavezza mi disse: - Mario questo è per te, divertiti con lui e dimentica Pastore!
      Il ciuchino era grasso e forte ed io lo battezzai col nome di Benvenuto, tanto mi aveva fatto piacere il dono, non per la distrazione che poteva procurarmi, ma perché mi provava che il babbo aveva pensato a me. In Benvenuto riportai tutto l'affetto che aveva avuto per il mio bel cane, esso doventò l'inseparabile compagno della mia solitudine, il solo mio conforto.


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





Pastore Pastore Benvenuto Benvenuto