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      Ma addio Mario, addio ciuchino! - e dando una pedata alla sua cavalcatura, intuonò una allegra canzone allontanandosi a sbalzelloni.
      Dopo le parole di Bista, m'invase un desiderio vivissimo di aver anch'io fratellini, sorelline, compagni di scuola, occupazioni. Benvenuto mi parve insufficiente a rallegrare la mia vita, ad occuparla intieramente. Bista aveva tutto ciò che mancavami e per questo era allegro, poteva cantare; io non avevo nessuno e dovevo piangere!
      Tornai a casa, mi sedei in cucina nel canto del fuoco e quella sera i rimbrotti della zia, il suo brontolio mi parvero più insopportabili che mai, perché non solo rivolgeva contro di me il suo malumore, ma biasimava pure mio padre per aver preso in casa un fannullone di più: il mio Benvenuto. Essa soffiava con rabbia nel fuoco, masticava fra i denti parole sconnesse, ed un riso sinistro le faceva torcer la bocca, quello stesso riso che le aveva veduto sulle labbra allorché trovai Pastore morto. Rimasi così perplesso, dal timore che la zia preparasse all'asino la fine del cane, che non corsi incontro al babbo quando sentii il passo del cavallo che si avvicinava. Mio padre mi guardò distrattamente, non cavò di tasca al solito il taccuino e dopo aver mangiato due bocconi di minestra che pareva gli facesse fogo, respinse il piatto e disse: - Ho venduto la parte che avevo nella cava, e domattina parto. Starò fuori un pezzo, forse degli anni. La rendita di questo poderetto servirà per il vostro mantenimento. Da mangiare non vi mancherà. Io son rovinato, bisogna che vada a guadagnare altrove la vita, non c'è rimedio!


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





Mario Bista Benvenuto Pastore