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      - Leoncino, da' retta a noi, torna indietro anche tu - dicevano i ragazzi, raccomandandosi e allontanandosi a passo di carica.
      Quando furono alla distanza di quattrocento metri si voltarono a guardare, e videro Leoncino, presso la macchia, che tirava bastonate a destra e sinistra, urlando come un tacchino spaventato.
      Questa lotta disperata durò un buon quarto d'ora. Alla fine il valoroso caporale si gettò il bastone sulla spalla, a uso fucile, e tutto glorioso e trionfante tornò indietro a raggiungere i suoi compagni, che lo aspettavano a gran distanza.
      I quali, com'è naturale, gli si affollarono subito dintorno, ansiosi di domandargli:
      - Dunque? com'è andata a finire?
      - Bene.
      - Ti ha graffiato? ti ha morso?
      - Non mi ha morso, ma si è provata due volte a prendermi il bastone coi denti per inghiottirlo.
      - L'hai ammazzata?
      - Mi è fuggita sul più bello... ma è fuggita in uno stato da far pietà... se campa fino a domani è un miracolo.
      A questo racconto, i cinque ragazzi si riscaldavano fino al segno, che non potendo più frenare il loro entusiasmo, saltarono al collo del cugino, lo abbracciarono, gli strinsero la mano, gli fecero mille carezze. Arnolfo volle dargli a tutti i costi un gran bacio e poi dalla troppa contentezza cominciò a piangere.
      Arrivati a casa, come potete immaginarvelo, andarono di corsa dal babbo per raccontargli la gran prova di coraggio che aveva dato Leoncino, combattendo a corpo a corpo con una terribile volpe che pareva un leone.
      Leoncino, sentendo tutte queste lodi, non capiva più nella pelle dalla consolazione: e già si figurava di aver riconquistato il titolo di generale, la sciabola coll'impugnatura dorata, le spalline color dello zafferano e il berretto con quella striscia bianca, che luccicava proprio come un gallone d'argento.


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





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