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      Quando tornava a casa, fiera colla sua cartella ad armacollo, pareva un soldato che tornasse da una manovra.
      La mamma l'accoglieva con un sorriso, ma era raro che la baciasse. Perché mai?... Forse, non voleva bene alla sua bambina?
      Ma una madre può non amare la sua figliuola? Oh, no! Perché dunque quand'ella parlava all'Annuccia il suo occhio era sempre così serio, quasi severo?
      Una sera c'era gente in salotto, e quando l'orologio di sul caminetto sonò le nove, la mamma diede una occhiata all'Annuccia. Ella capì subito che cosa volesse dire, ma si voltò da un'altra parte, e andò a rincantucciarsi dietro una poltrona dove una signora ciarlava allegramente, dicendo delle cose molto curiose!
      Ma a un tratto la mamma disse: - Ti prego, Teresa, di guardar bene dietro a te, perché mi pare che ci sia qualcuno a origliare.
      La signora si voltò, e Annuccia dovette rizzarsi, rossa come un papavero.
      - Oh, no, mamma! - esclamò colla vocina strozzata. - Non m'ero nascosta per ascoltare...
      - Perché allora?
      - Per...
      - Per disubbidire alla mamma, non è vero?
      La bambina scappò senza dir altro.
      - La mamma non mi vuol bene punto punto! - mormorava mentre la donna l'aiutava a svestirsi. - Oh, sono ben disgraziata!... Anderò anch'io un giorno o l'altro a domandar soccorso alla buona fata.
      Chi era mai questa fata buona?
      Annuccia non ne sapeva niente neppur lei, ma una sua compagna di scuola le aveva detto, proprio quel giorno, che in un gran giardino c'era una fata che consolava i bambini infelici.
      I bambini infelici.


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





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