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      Più ringhioso d'un parroco aretino,
      Più sballon d'un sensale livornese,
      Più ladro d'un fattore maremmanoE più duro d'un nobile pisano.
      Una certa Lucrezia fa all'amore con quanti le capitano; il Giusti le scarica il seguente epigramma:
      Quando una bella creatura vedeAgl'impulsi d'amor Lucrezia cede.
      Rara nell'uomo è la beltà, ma pure,
      Per lei son tutte belle creature.
      Sono ben lungi dal riportare questi versi come modello di stile; ma o io m'inganno a partito, o già vi apparisce in germe un gran Poeta satirico.
      Così scorsero tre anni, finchè suo padre informato de' suoi cattivi portamenti gli dichiarò che egli poteva tornarsene a casa, se intendeva di continuare a studiare in quel modo; e siccome egli non intendeva di cominciare a studiare in un altro, se ne andò a Pescia ove la sua famiglia erasi stabilita, e lì rimase per tre anni, cioè fino al novembre del 1832. Tornò in quel tempo a provarsi nella poesia seria più per obbedire all'uso che all'estro. Difatti, fra le minute dei versi inediti trovo un componimento ammezzato di questo genere, sul quale, non sapendo come andare avanti, ha scritto stizzosamente:
     
      A queste buscherate io non riesco.
     
      Tentò allora altra via, e scrisse La Molla magnetica, che è una imitazione del Guadagnoli, il quale ha sopra ogni altro poeta giocoso il genio del doppio senso. Ma il Giusti non era uomo da spigolare in un campo ove altri a larga mano avea mietuto; sicchè mutò, come vedremo, registro, e ben fece: chè (come diceva Michelangelo) «chi va dietro agli altri, mai non gli passa innanzi.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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