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      In questo tempo erasi anche a Pescia dato a praticar male, a giocare, a far debiti; ed essendo dal padre, benchè ricco, tenuto molto corto a quattrini, gli bisognò per pagarli farne dei nuovi, fino al punto da non saper più come andare avanti. Un giorno, nel novembre del 1832, me lo vedo capitare a Pisa.
      — Come, tu qui?
      — Torno agli studi.
      — Bravo! e i debiti?
      — Sono stati pagati.
      — Che bella cosa!
      Qui io faccio un salto di gioia, egli ne fa un altro; poi prosegue a narrarmi che era stato stipulato un patto solenne fra lui e suo padre, cioè che egli sarebbe tornato a studiare e che non avrebbe fatto più debiti; ma il patto fu esattamente mantenuto alla rovescia, perchè in quanto a studiare non se ne parlò neanche, e quanto a debiti ne fece dei nuovi; ed io posso asseverarlo colla solennità di un istorico che è stato spettatore ed attore ad un tempo, perchè non pochi se ne fecero insieme. Scrisse in quel tempo La Ghigliottina a vapore, componimento del quale si desidererebbe vedere più chiaramente lo scopo, che è15 quello di porre in ridicolo i brevetti d'invenzione che fuori di Toscana si davano a larga mano per le minime inezie. Ci resta pure di quell'anno un Frammento lepidissimo, in cui mette in ridicolo una vecchia galante alla quale fanno la corte cinque rimminchioniti. Uno di questi, per farle una riverenza, fa un traballone; uno piange per tenerezza con un occhio solo; un altro le offre come pegno d'amore un ricciolo della parrucca. Un giorno insorge questione fra questi rivali che fra tutti digrignano tre denti.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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