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      Cominciarono intanto le critiche. Si disse che se il suo odio per il vizio fosse stato sincero, non ne avrebbe potuto parlare scherzando. Rispondo: che chi dettò La Fiducia in Dio e Gli Affetti d'una Madre, avrebbe saputo, volendo, scegliere uno stile più elevato, e impiegare il ragionamento e l'affetto. Ma noi lettori non sappiamo tutti riflettere, non sappiamo tutti sentire, mentre invece sappiamo tutti ridere. Se egli dunque parlò del vizio scherzando, fu appunto per meglio combattere il vizio. Egli medesimo, quasi temendo d'esser franteso, lo ha dichiarato in una sua Prefazione e ripetuto in quel verso:
      Questo che par sorriso ed è dolore.40
      Infatti chi leggendo il suo libro guarda fisso in faccia l'Autore s'accorge che egli ride amaro, che ride con un sol labbro. Ha detto La Rochefoucauld, che lo spirito delle belle donne non è mai sì brillante come quando è a carico del buon senso. Vi hanno alcuni scrittori che sono spiritosi presso a poco come le belle donne; ma il Giusti non era così. Se esaminiamo bene i suoi luoghi più brillanti vedremo che egli non si serve del lepore per uccidere il buon senso, ma per renderlo più robusto e vivace: il riso di quelli scrittori ti lascia come un indistinto rammarico, perchè senti d'aver perduto il tempo; quello del Giusti, una segreta compiacenza perchè con lui non si ride mai a ufo.
      Sarebbe malagevole narrare l'ammirazione che quei versi destarono. Tostochè una nuova composizione era messa in corso, tutti se la strappavan di mano; per prenderne copia i giovani di banco ponean da un lato i libri-maestri; i giovani di studio i contratti; gli scolari il latino; in pochi giorni, e in barba ai regi censori, ne usciva in luce un'edizione a penna; talchè se il Guttemberg inventò la stampa, poteva dirsi che il Giusti avesse inventato il modo di canzonar la censura.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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