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      È Demostene. Dante, passando in Verona presso un crocchio di fanciulle, udì una di queste che diceva: Ecco là quello che a sua voglia manda all'inferno i nemici della patria;49 — e Demostene fu ricompensato dei lunghi suoi studi, e Dante dimenticò un momento il suo esilio. Ma la loro gioia non era compiuta: essi non avevano accanto una madre.
      CAPITOLO NONO.
      TESTAMENTO.
      Il viaggio di Roma e Napoli avendo recato al Giusti qualche sollievo, potè ricominciare a studiare. Ma questo sollievo fu di breve durata; poichè appena giunto in Firenze tornò ad ammalarsi,50 e dovè anco desistere dai cari suoi studi: la qual cosa per lui equivaleva a esser malato due volte. Conservando, nonostante i molti suoi incomodi, le guance fresche, rosee, nutrite, faceva nascere in qualche malizioso il dubbio che egli non fosse malato davvero. — Tu mangi, diceagli taluno, bevi, dormi, passeggi ed hai una faccia che sembri un fattore:51 coteste le sono malinconie. — Fa per rendersi interessante, osservava un altro, figurando di scherzare, ma dicendo sul serio. — Ma che ti senti? soggiungeva un terzo; e col minuto richiedere e coll'incredulo ascoltare, parea gli dicesse: Amico, tu ti butti malato, perchè non ti riesce più scrivere. — Bisogna aver provato queste molestie, bisogna aver conosciuto il Giusti per immaginarsi quanto dovea tribolare.
      Recossi allora da Enrico Mayer a Livorno per respirare l'aria marittima; colà seppe che a Lugano era stata fatta un'edizione dei suoi versi da un pirata libraio, piena zeppa di spropositi, ove eran date per sue le composizioni dei suoi imitatori.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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