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      Fino dal 1831, a forza di raspare senza guida e senza concetto, m'era venuto fatto uno scherzo sulle cose d'allora, e il favore degli amici, piuttosto che il mio proprio giudizio, mi fece intendere che poteva aprirmisi una via. Trascurai un pezzo questa specie di vocazione, poi la ripresi quasi per forza e per farne una prova, non sentendomi sicuro di venirne a capo; e anno per anno ho seguitato, senza presunzione, senz'odio contro nessuno in particolare, e senza tenere per moneta corrente tutto il bene che me ne dicono e tutto il grido che me ne promettono. Ho avuto molta facilità d'imparare, ho letto pochi libri, ma credo d'averli letti bene assai; del resto sono ignorantissimo di molte cose essenziali, da far paura e pietà a me stesso. Questo m'ha sempre umiliato al mio cospetto, e m'ha salvato dal troppo osare e dall'insuperbirmi di quel poco che m'era rimasto nella testa. Ho avuti molti difetti per i quali ho patiti molti dolori e molte vergogne, e forse in pena di quelli non mi sono state valutate alcune buone qualità che mi pareva d'avere. Non ho invidiato, non ho perseguitato mai nessuno, e se talvolta mi son lasciato trasportare dall'indole subitanea, è stato un fuoco di paglia. Ho amato come si può amare ed ho sentita vivissimamente l'amicizia. Dell'amicizia non ho da lagnarmi o sono bagattelle; dell'amore molto, o per colpa mia propria o per colpa d'altri, dimodochè aveva finito per farlo tacere, e m'era riuscito, con molto scapito del cuore e della mente. Ho molto sofferto e molto goduto, e mi sono troppo scoraggito nelle disgrazie, e troppo fidato quando le cose mi and


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416