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      Dopo pochi giorni passò, ma il colpo aveva lasciata una traccia profonda, turbandomi irreparabilmente le funzioni della digestione. Appena avvertita la lesione al basso ventre, mi corse il pensiero alla malattia di famiglia, e per quante me ne abbiano sapute dire, non ho potuto mai mutare opinione, perchè
      . . . . . . io meglio i mieiCasi d'ogni altro intendo.
      » È andata così e bisogna piegare il capo. Ricordati di me, e sii certo che tu sei stato uno di quelli che ho amato grandemente e stimato quanto si può amare e stimare. Te ne sia un'ultima prova questa lettera scritta in un momento solenne, ma con più serenità d'animo di quella che io stesso non avrei creduto. Fino a che barcollava tra la speranza e il timore, mi sentiva meno forte sulle gambe; ora che l'una e l'altro se ne sono andati, mi pare di camminare più spedito.
      » Prendi un abbraccio e un bacio di congedo dal tuoGiuseppe Giusti.
      » PS. Questa lettera è scritta perchè ti sia rimessa agli estremi. Due mesi dopo la rileggo, e temo che t'abbia a parere o superba o molesta. Siccome vedo che di tutti si scrive qualcosa, non ho creduto peccare di presunzione dubitando che qualcosa possa essere scritto anco di me. Meglio se ognuno tacerà; ma se qualcuno ha a parlare, parla tu come sei solito, almeno sapranno il vero. Nemici non so d'averne, ma ho molti amici, e temo più di questi che di quelli, perchè in coscienza non credo d'essere tutto ciò che me ne hanno detto, o almeno ne sono in gran dubbio. Dei miei scritti, lascia il giudizio a chi li leggerà; solamente salvami da quelli che non son miei.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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