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      Ma quello si mostrò tutto compito,
      E menando la penna in fretta in frettaMi disse: eccomi veh! la pregherei
      Di darmi due minuti e son da lei.
      Qui un'altra lacuna: ma sembra che il Commissario lo mettesse in prigione solamente pro forma. Il carceriere l'accolse con grandi complimentiE disse: oh come sta? ben arrivato,
      Si riposi, s'accomodi, via, bravo,
      Un momentino e tutto è preparato;
      Vede, giusto ero qui che l'aspettavo.
      S'accomodi costì sul canapè,
      Abbia pazienza e lasci fare a me.
      E seguitando a far le sue faccendeContinuava: Qui vosignoria
      Starà benone, già questo s'intende,
      Se non foss'altro essendo in mano mia;
      Avrà fuoco, avrà lume; in due paroleChieda e domandi, avrà quello che vuole.
      Stenterello non sa capire perchè la prima volta che andò in prigione fosse, sebbene innocente, trattato tanto male, ed ora che si sente colpevole venga trattato così amorevolmente; ma non si ricorda che la prima volta era povero e creduto liberale, la seconda era creduto ricco e codino. Uscito di prigione si mette a fare il sensale di cavalli; ma un contadino da lui messo in mezzo, di notte gli dà un carico di legnate. Visto che questo non era mestiero per lui, si dà a far l'antiquario. Fra i forestieri dilettanti di quadri, gli capita uno che si spaccia per principe russo, il quale compra tutta la galleria col patto di pagarla quando gli saranno venute le sue rimesse; le rimesse al solito non vengono più, e Stenterello perde ogni cosa. Fallitagli anco questa speculazione, si dà a corteggiare una ricca vecchia, s'intende già coll'intenzione di pelarla; ma sul più bello giunge un altro e gli dà il gambetto.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





Commissario Stenterello