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      » Lo Stato che ruba al popolo, è ladro; il popolo che ruba allo Stato, è ladro; e chi ruba a un tempo stesso allo Stato e al popolo, andrebbe guigliottinato per la testa e pei piedi.»
      Il Giusti fu repubblicano per tradizione, per indole;108 ma non stimando il nostro paese maturo a quella forma di governo,109 accettò la costituzione; lo che fece dire avere egli ciò fatto in riguardo dell'amicizia che aveva per Gino Capponi. Su questo proposito, ecco cosa scrive al Vannucci.»110
      «Nel 1836, conobbi Gino Capponi, mi fu detto che io aveva conosciuto un uomo a garbo, e forse qualcosina più che un uomo a garbo; e siccome parve anche a me, cercai di tenermi cara quella conoscenza, e in dodici anni, e molto prima che venisse il giubbileo della fratellanza universale, le cose andarono in modo che noi doventammo fratelli, e difatti sono quattr'anni che stiamo sotto l'istesso tetto. Della mente e dell'animo di quest'uomo non ne parlo perchè siamo troppo uniti, e tra noi non istà bene lodarsi, molto più che posso rimettermene al parere del Montanelli che lo ama dimolto, al parere del Panattoni che lo chiamò Patriarca della libertà, e al parere del Guerrazzi, che quattr'anni sono gli dedicò un libro. Non dirò nemmeno quanto bene m'hanno fatto le sue parole, i suoi consigli, il suo esempio, perchè l'ho detto un'altra volta pubblicamente, e perchè so che egli non ha piacere che io lo dica. In sostanza, se credono che mi noccia l'amicizia di lui, me ne dispiace di molto, ma io sento di non potermene staccare, sebbene in due mesi di ministero non si sia degnato di farmi segretario, tanto più che m'aveva lì a due passi.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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