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      Che la Vespa e lo Stenterello122 appinzassero e berteggiassero il Ministero democratico quando aveva il vento in poppa, era atto di coraggio; ma dov'è il coraggio, dov'è la delicatezza, dov'è la dignità e la generosità a crescere amarezza ai disgraziati?» . . . . Mirabile esempio di quella onestà politica più rara anche della privata onestà, che è pur rara tanto.
      Il suo animo era perciò amareggiato dallo spettacolo di cose che giungevano tanto più amare, quanto meno previste. Egli si sfogava coi seguenti versi:123
      Rosina, un Deputato
      Non preme una saettaChe s'intenda di Stato:
      Se legge una Gazzetta
      E se la tiene a mente,
      È un Licurgo eccellente.
      Non importa neppureChe sappia di Finanza:
      Di queste seccatureSa il nome e glien'avanza;
      E se non sa di legge,
      Sappi che la corregge.
      Ma più bravo che maiVa detto, a senso mio,
      Se ne' pubblici guaiLasciando fare a Dio,
      Si sbirba la Tornata
      A un tanto la calata.
      Che asino, Rosina,
      Che asino è coluiChe s'alza la mattina
      Pensando al bene altrui!
      Il mio Signor Mestesso
      È il prossimo d'adesso.
      L'onore è un trabocchettoSaltato dal più scaltro;
      La Patria un poderettoDa sfruttare, e nient'altro;
      La libertà si prende,
      Non si rende o si vende.
      L'armi sono un pretestoPer urlar di qualcosa;
      L'Italia è come un testoTirato sulla chiosa
      E de' Bianchi e de' Neri
      Come Dante Alighieri.
      Rispetto all'eguaglianza,
      Superbi tutti e matti;
      Quanto alla fratellanza,
      Beati i cani e i gatti:
      Senti che patti belliChe ti fanno i fratelli?
      Fratelli, ma perdioIntendo che il fratello
      La pensi a modo mio,


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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