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      — Povera gente! Chi sa di chi erano?
      — Eh! quand'è il castigo di Dio, che ci si fa? A chi tocca tocca; oggi a me, domani a te. (Così filosofeggia l'uomo fortunato.)
      In questa entrò un uomo sulla quarantina, e a mala pena disse: felice sera. L'oste, al contrario, lo abbordò: — O compar Bastiano, è passata ormai, non ci pensate più. Sanità a chi resta.
      — Avete un bel dire (rispose); potete stare allegro voi che siete sempre lo stesso. Sapete la nuova? Quell'altro pezzo di muro che c'era rimasto, è finito di rovinare oggi alle tre.
      — Che? il fiume vi ruppe la casa? (domandò l'amico al nuovo venuto.)
      — La casa e il podere, e poi e poi!!
      — Come! anco di più? — L'uomo non rispondeva, e col capo basso dondolava una gamba come sopra a pensiero.
      — Povero Bastiano! vi compatisco (riprese quella specie d'oste). Raccontate a questi signori come andò, che ve li portò via l'acqua. Poi quasi pentito, riprendendosi, seguitò a dire a noi: quella mattina della piena, questo pover uomo era andato a vedere per i campi, se il fiume rompeva. Veniva allora la prima piena, quella.... perchè i fiumi non vennero insieme, chè se Dio guardi venivano all'istess'ora, non c'eramo più nessuno. Era dunque nel tempo della prima piena, e quantunque si vedesse che in su dovea aver fatto del male, per noi non c'era paura. Cotest'omo, vero, Bastiano? sentì suonar la messa, e andò senza pensare a altro. Entra la messa, e quando tutti erano per uscir di chiesa, si cominciò a sentire un rumore, un fracasso, che era uno spavento, e correva gente da tutte le parti, e gridavano: — il fiume, il fiume, salvatevi, porta via ogni cosa!


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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