Pagina (121/416)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non mi sono usciti di mente i famosi tortelli e i maccheroni eccellentissimi di Maria, e molte volte i miei compagni di tavola rotonda, udendomi invocare questo nome, mi hanno preso per bigotto, e non sanno che la mia bigotteria è effetto del peccato di gola, al quale qua non si sodisfa gran cosa bene.
      7.
      Firenze, 3 maggio 1837.
      Caro Amico.
      M'adoprerei per trovare il Libretto al P., ma oltrechè oggi in tante richieste sia difficilissimo aver libretti per musica, e non si ottengano che a stento e pagandoli, non vorrei che aiutando cotesto giovane in questa sua precipitazione di sorgere autore, invece di un bene, si venisse a fargli un male.
      Ognuno che si sente qualche spirito o nel cuore o nella mente, sia che questo spirito lo porti a far versi o a scolpire e dipingere, o a combinare i suoni, suole, specialmente negli anni primi, presumer molto di sè, inorgoglito dalle lodi dannose della turba nemica degli amici che applaudono, e fidarsi a voli troppo arditi, senza aver prima tentato se l'ali lo reggano. Messo poi alla prova, e trovandosi inferiore alla sua presunzione, o si ravvede e conosce sè imprudente e gli altri invidiosi o malaccorti, e allora può sempre sperarsi bene di lui; ovvero (e accade il più delle volte) non vuol ravvedersi, e dispregiando il giudizio degli uomini e la voce della intima coscienza che gli grida — non nascesti a questo, — si avvolge nella sua superba e stupida mediocrità! Questo avviene specialmente a coloro, che nati ove non si ha molto a temere o dell'opinione o della rivalità altrui, si dànno a creder molto facilmente che come si distinguono fra quelli del loro paese, così debbano gli uomini tutti e di tutta la terra essere inferiori a loro.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





Maria Amico Libretto