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      Gli dirai che prenda esempio dal Mabellini. Figlio di un filarmonico, studioso della musica fino dall'infanzia, conoscitore perfetto del flauto e del pianoforte, ed esercitato in tutti gli altri stromenti; applaudito nella sua prima produzione, non da pochi orecchianti, ma dai maestri e da un pubblico solito udire gli spartiti migliori; conoscitore, sebbene non profondo, del contrappunto, e inoltre scrittore di un'altra opera tenuta da tutti migliore della prima; non ostante tutto questo è andato a studiare sotto Mercadante, ed ha fatto quello che deve fare chi veramente ama la gloria e non gli applausi passeggeri.
      Digli che non si adonti del ricusargli che faccio il Libretto, perchè io ho questa massima, che i giovani non debbano mai precipitarsi spensieratamente per una via che non conoscono, ma percorrere con lenta considerazione quella dei buoni studi. Che se egli dubitasse che io lo dica per iscusarmi, gli potrai raccontare quello che ho fatto io medesimo, e che ho risposto a chi mi consigliava la stampa delle cose mie. Nè dico questo per propormi in esempio, ma perchè sia manifesto che io penso così.
      Quando il P. si risolva a studiare, non mi sarà molesto l'occuparmi di lui . . . . . . . . . .
      8.
      Al Dottor Frediano Fredianelli. — Pescia.*
      Firenze, 9 maggio 1837.
      Caro Frediano.
      Ho detto mille volte di darti qualcuna delle cose mie, e non l'ho mai fatto, per quella solita pusillanimità di mostrare le mie vergogne. Vorrei correggere e limare, ma non ne ho il tempo, nè la pazienza; l'avrò forse quando non mi sentirò più spirito nel pensiero, e mi troverò incapace di far nulla di nuovo.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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