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      L'hanno presa con Serristori perchè osservò tempo fa presso a poco queste medesime cose, e dicerto, con più sicurezza e con più acume, e più pienamente di quello che non ho potuto fare io così nuovo, e di volo: hanno vinto i frati, ma la ragione è rimasta dal lato perdente. Il locale è bellissimo, bene esposto, tenuto pulitamente; il vitto mi parve buono e bastante; ma son cose vedute in giorni di festa, cioè cose preparate, e chi sa come va la faccenda nel resto dell'anno.
      Il consiglio mio è di non farne nulla. Rammentiamoci, caro Lorenzo, quello che è accaduto a noi, e delle nostre disgrazie facciamo profitto almeno ai nostri figliuoli. Una delle tante storture è quella di educare l'uomo come se fosse fatto di pezzi. La testa si separa dal cuore, il cuore dalla testa, e ora si trascura l'uno, ora l'altro di questi due lati che dovrebbero andare perfettamente d'accordo, e procedere a perfezionarsi di pari passo. Di qui vien poi quella guerra continua tra la ragione e l'affetto, tra il reale e l'ideale, guerra che ci accompagna e spesso ci spinge nel sepolcro. Per me la mente.....
      (Non continua.)
      19.
      Al Professore Francesco Puccinotti.
     
      Mio caro Puccinotti.
      Mi affretto a recare ad effetto quello che, dal momento che seppi con certezza che tu eri stato fatto Professore a Pisa, aveva divisato di fare, cioè di rallegrarmi teco di questa cosa; e se indugiai a porlo ad effetto, non si partì dall'animo il desiderio: non che io ti creda bisognevole di questo nuovo sigillo per salire in estimazione, ma perchè una cattedra è il posto più indipendente e più onorifico che possa coprirsi da un galantuomo sotto un regime assoluto.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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