Pagina (140/416)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quando mi parlano di qualche gran filosofaccio, per esempio trascendentale o umanitario, domando subito se sa ordinare il desinare alla serva. Perchè, con che pretensione vuole insegnare a vivere a noi uno che non sa vivere per sè? Dall'altro canto la serietà in un giovane è una qualità spostata che in quella licenza fraseologica si potrebbe chiamare un anacronismo morale. Da un'adolescenza giudiziosa spesso nasce una vecchiaia matta; riguardatene. Io per me, sia indole o altro, quando mi sento tentato a fare il serio mi fo il segno della croce; e sono più che sicuro che se tornassi scuolare sarei un gran vagabondo come ero in illo tempore.
      I versi trovati sulla panca sono miei, ma non ce gli ho scritti io: versi proprio da panca.
      Salutami caramente Bista, e goditi codesto bel tempo. Addio.
      21.
      A Carlo Bastianelli.
      3 luglio 1839.
      Caro Carlo.
      Vorrei aver lettere da te più spesso perchè amo di sapere le cose tue direttamente, e perchè stando tanto tempo fuori d'esercizio perdo la confidenza col tuo carattere.
      Sapeva che eri per tornare di campagna, e quasi mi rincresceva. Beati voi che potete compensarvi delle noie di codesto paese in un luogo che servì di rifugio ad un uomo tanto onorato e tanto a torto perseguitato dalla canaglia paesana.
      M'è cosa gratissima il sapere che tu conservi le mie lettere di tanti anni, molto più che non può essere altro che l'affetto che ti persuada a serbarle. Non tutti quelli che si ostinarono a ritenere le lettere mie potranno rileggerle con piacere e senza rimorso, come leggerai tu quelle che hai.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





Bista Carlo Bastianelli Carlo