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      Si solleciti nel suo lavoro letterario per quanto lo concede il freno dell'arte; e Fieramosca, se non lo muove l'invidia, non avrà certo a dolersi del fratello. Noi tutti siamo in gran desiderio di questo suo secondogenito; ed io, per illudere in qualche modo la pena dell'indugio (giacchè m'hanno stufo fino agli occhi i romanzi strampalati della scuola galvanica d'oltremonte), tornai giorni addietro a rivedere il primonato che con tanto decoro sostiene il pregio della parentela e della cittadinanza italiana. Al diavolo i poeti macellari mercanti di turpi e di finti dolori, l'arte dei quali vuole per via di convulsioni e di strazi prostrarci l'animo nello sgomento di tutto!
      E Manzoni, e quel suo intimo amico, quel gentilissimo Grossi, che fanno? Inoperosi non posso crederli, perchè a certe menti è vita agitarsi in alte e lunghe opere; l'inerzia (oh povero me!) è tutta degl'ingegni mediocri. Io non ho il piacere di conoscerli se non per gli scritti, ma credo che all'uno e all'altro non sarà discara una dimostrazione di stima e d'ossequio, che io la prego far loro da parte d'uno che fino da giovanetto accolse e ritenne nell'animo reverente nomi sì belli e onorati. Se un giorno potrò distrigarmi da tanti impedimenti che mi tengono impastoiato qua, spero che potrò a Milano, per mezzo suo, sodisfare al desiderio che ho da gran tempo di conoscerli e di consigliarmi con essi;
      . . . . . . . . ma non sarà sì tosto,
      Ch'io non sia col pensier prima alla riva.
      La prego anche d'un rispettoso saluto alla sua gentile signora e d'una carezza alla piccola pittrice di ritratti.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





Fieramosca Manzoni Grossi Milano