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      Menatemi dunque liscio tra le Scille e le Cariddi, col vento soavissimo della vostra nobiltà, e i raggi che schizzano dallo stemma che gemma la vostra sinistra costa siano fra le procelle della critica la propizia luce di Sant'Elmo al mio palischelmo. Che se ben guardate, tutto quel po' di mitidio io lo debbo a voi, perocchè il mio Ippocrene furono le soavissime cantine vostre, e a volare io presi l'ale da' fagiani e dalle starne diuturnamente alla tavola Vostra mangiate.»
      59.
      A Giovannino Piacentini.
      7 dicembre 1840.
      Mio caro Giovannino.
      Mi dispiacque di non averti veduto prima che tu partissi per Lucca perchè desiderava d'abbracciarti e di dirti alcune cose le quali è bene che sieno sapute da un fanciullo della tua indole quando è per entrare in un luogo di educazione. Quello che non ti potei dire allora penso di scrivertelo adesso, e spero che avrai care le parole di uno al quale hai dimostrato tanta affezione. Avverti bene che io non presumo con questo di mettermi nel posto dei tuoi parenti o di quelli che debbono invigilarti costì, ma solamente intendo d'unirmi a loro per animarti sempre più sulla via del buono e del vero.
      Prima di tutto conosci i beni che possiedi acciò tu possa apprezzarli, per esserne grato a Dio che te gli ha conceduti, e finalmente farne l'uso che devi.
      Tu sei buono; hai la mente sveglia e bene avviata; sei favorito dalla fortuna in modo da non aver bisogno dei frutti dell'ingegno per sostentare la vita. Oltre a queste cose pregiabilissime, ne hai una più pregiabile di tutte che è quella d'appartenere a persone che t'amano veramente, e che faranno tutto per te.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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