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      Questo bene lo conoscerai davvero quando avrai gli anni che ho io, cioè quando saprai per prova in quanti pochi possiamo fidarci. Per ora non te ne parlo, e lascio da parte anche l'altro d'esser nato in buona condizione, cosa da valutarsi ma da non fondarci sopra il nostro ben essere. Ti parlerò invece della bontà che è vera ricchezza dell'animo, e ti dirò la mia opinione in quanto al modo e allo scopo che ti devi prefiggere nel coltivare l'ingegno. Forse troverai qui alcune cose superiori alla tua età, colpa mia che mi sono inoltrato in una via e poi non ci ho saputo camminare e venire al passo con te; ma se vorrai serbare questa lettera, quello che ti sarà superfluo ora, potrà giovarti in seguito, se mai la ritroverai un giorno tra i tuoi fogli e la rileggerai.
      Altri comincerebbe dal raccomandarti lo studio, ed io comincio dal raccomandarti la bontà, e ti prego di custodirtela nel cuore come un tesoro senza prezzo. La dottrina spesso è una vana suppellettile che poco ci serve agli usi della vita, e della quale per lo più si fa pompa nei giorni di gala, come dei tappeti e delle posate d'argento. Ma la bontà è un utensile di prima necessità che dobbiamo aver tra mano ogni ora, ogni momento. Senza uomini dotti, credilo pure, il mondo potrebbe andare innanzi benissimo; senza uomini buoni, ogni cosa sarebbe sovvertita.
      Fino d'adesso pensa, bambino mio, che i tuoi compagni d'educazione debbono essere i compagni di tutta la tua vita. Stai pure a quello che ti dico io che ne ho fatta esperienza: doventati liberi di noi stessi si fanno nuove, molte e anco troppe conoscenze che vanno sotto il nome dell'amicizia, ma le più vere, le più dolci, quelle che più ci si accostano al cuore, rimangono sempre le amicizie fatte nella prima età coi nostri condiscepoli.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416