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      Una sposa come la tua e tre bei bambini, bastano alla felicità d'un uomo del tuo cuore. E tu meriti questo bene, e vedo anco per una volta che la fortuna non è sempre cieca. Saluta tanto questa tua compagna, ed un caro bacio per me al frutto del vostro amore: oh! gran parte di me (e la migliore) è rimasta con voi.
      70.
      Al Professore Giuseppe Vaselli.
      Pescia, 7 maggio 1841.
      Mio caro Beppe.
      Non mi far carico d'avere indugiato due o tre giorni a risponderti: pensa che io era qua col paese e colla casa sottosopra, e per le feste e per lo sposalizio di mia sorella, che non sarà più a settembre, ma ora a giugno. Non è passato giorno che tu non mi sia tornato e dimorato lungo tempo nella mente, e che io non abbia sentito sempre vivo a un modo il desiderio di rivederti. Certamente, tu potresti riempire un gran vuoto nell'animo mio; ma in quanto a freschezza d'affetti (se è lecito esprimersi così) ci troveremmo in grandissima disuguaglianza: io ti rimarrei molto al disotto. Non credere che assuma maschera di scettico, oh no; il cuore bolle tuttora, ma il labbro è gelato, colpa del sorriso compassionevole che ho creduto di destare, palesando le intime agitazioni, chiamate pazzie.
      Mi scrisse Scipione Borghesi; e mi scrisse in modo da mettermi in un grande imbarazzo. Scuse, elogi, parole di reverenza. Oh gliene sono gratissimo e di vero cuore; ma questo non è cibo per me; ho bisogno d'amici, non d'ammiratori. Fammi il piacere di dirglielo tu, che quando mi scrive vada per la più liscia con parole casalinghe: ma diglielo in altri termini, chè questi risentono forse un po' troppo della fisonomia del signor padre, e potrebbe pigliarli a traverso, sebbene io gli usi così per abitudine senza acrimonia.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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