Pagina (245/416)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Tu non lo conoscevi che di vista, ed io me ne congratulo perchè così sarà stato meno vivo il dolore; perchè per quanto tutti gli infelici debbano avere una lagrima, gli amici vogliono esser pianti con maggiore amarezzaPer la puntura della rimembranza.
      Ma chi diavolo è stato che t'ha messo in capo di scrivere de' versi per la sua morte? Qualche parente forse, oppure alcuno di quelli che non sapendo un'acca della ragione delle arti dell'immaginazione pretendono di dare il cómpito agli ingegni che le esercitano? Per carità, se hai avuto quello che pochi hanno, fantasia cioè ed animo gentile, non ti lasciar guidare da questi sconclusionati, i quali credono difficilissimo quel po' che sanno far loro, e altrettanto facile quello che altri sa fare.
      E vuoi consigli da me sul modo di trattare quest'argomento? Ma, Dio mio, non t'accorgi da questo soltanto che tu non farai nulla di buono? Ove troverai le lacrime per piangere e per far piangere se non senti l'ispirazione del dolore? Farai bei versi a misura d'oro di zecchino, di variata armonia, di bellissima disposizione, inattaccabili per la lingua, attinti ai purissimi fonti... e poi? Gelo e sbadigli. Pure se m'hai creduto capace di suggerirti un piano, non voglio mostrarmi scortese; ma avverti che io intendo che debba servire a chi vuole scrivere senza sentir nulla.
      Ecco un sunto d'un'Ode di genere classico di uno dei migliori letterati italiani in morte d'un amico stramazzato da un cocchio. Il metro oraziano con l'ultimo verso tronco e rimato a mezzo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





Dio Ode