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      Strofa 7a. Qui, per finire, volgiti a qualche residuo di pastorello ed esortalo a tentare l'impresa d'Orfeo, dicendo a lui che come il vale treicio č possente ad ammollire i ferrei petti degli Dei dell'Erebo ec. ec. ec.
      Strofa 8a. Presagisci che tornerŕ col cantino, che avrŕ da Cerbero la solita leccatina ai piedi, come l'ebbe Enea quando col ramo d'oro in compagnia della Sibilla scese nella notte terribile. (Vedi Ant., novembre 1821.)
      Quest'Ode potrai scriverla con tutto il tuo comodo dopo pranzo, e la terminerai prima d'aver fatto il chilo senza punto alterare la digestione.
      Se poi sei romantico, ricordati del genio del male, ruba a Manzoni l'onda de' cavalli necessarissima sempre, ma qui indispensabile. Bada di non dimenticare valanga, camoscio, vallea, burrone, nubi veleggianti per l'aere, e la descrizione della Compagnia della Misericordia. Quanto al metro, puoi sciupare uno di quei tre del Manzoni, seguíto da tutti fuori che coll'ingegno.
      Il piano non importa.
      Se poi l'amico potesse consigliarti a modo suo, Parce sepulto. Addio.
      74.
      Ad Andrea Francioni.
      Mio caro Drea.
      Vorrei sapere da te, che sei un Accademico della Crusca non pettegolo nč ammalato di bigotteria grammaticale, quale č il vero significato di questo modo di dire: a macca. Me lo sono trovato sotto la penna, e di certo non l'ho sognato nč inventato; vedi un po' se c'č un testo che lo santifichi e che ne dia il vero significato, e se puoi tenermelo a battesimo.
      Venni qua a malincuore, e ci sto piů per impegno che per altro.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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