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      La raccolta dei Proverbi va avanti, ma i versi son rimasti addietro: per me aspetto che mi raggiungano, perchč dell'andarli a ricercare me ne sono sempre trovato poco contento. In questo fanno come le donne, chi pių le prega pių le trova difficili. Pių vo in lā, e pių sento la gran cosa che č lo scrivere; anzi ho certi momenti che darei la testa per un quattrino. Vorrei poter fare ogni giorno perchč l'occupazione fa bene in tutto e per tutto, e invece sto due, tre e quattro mesi senza poter far nulla, il vero nulla. Sento le mille lacune che ho nella testa e vorrei riempirne almeno una parte, ma non ne ho ancora trovata la via. Forse ho vissuto troppo in pochi anni, forse son nato per esser cosė come sono, chi lo sa? Ho davanti una certa immagine del bello e del buono che io stesso non so definire nč raggiungere, motivo per cui il cuore non mi si gonfia alle approvazioni degli altri. Dall'altro canto sono come certe piante che pigliano il colore del concio, e ingolfandomi negli studi temo d'affogarci quel poco che ho di mio.
      Se mi rispondi, scrivimi qualcosa della tua salute; e se c'č nulla di nuovo che metta il conto di sapere, fanne parte anche a me che son qua diviso dal mondo.
      80.
      Ad Atto Bracali.
      Gentiliss. Signor Bracali.
      La ringrazio d'avermi invitato a lodare Dio in sė buona compagnia, qual'č quella del Trinci, dell'Odaldi, ec.; ma come mai io, scrittore arciprofano, ho potuto parerle uomo da saltare a pič pari dalla Satira all'Inno Sacro? Č vero che di questi fatti n'abbiamo veduti parecchi, da qualche anno a questa parte; ma io per dirle la veritā non mi sento le gambe cosė felici da pormi allegramente a un rischio di questa fatta.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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