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      Perchè io sono uno di quegli uomini ordinarissimi che non hanno mai saputo essere padroni assoluti di sè medesimi: tante volte mi levo con un'elegía nella testa, che va a finire in un desinare in campagna; e altrettante, nell'atto di prendere il cappello per uscire, mi vien fatto di rimettermi a tavolino, e di rimanerci inchiodato. Se fossi un oriolo, trist'alle dita di chi mi comprasse. Amori, ne ho avuti, e n'avrò se piace a Dio e a qualcun altro; ma dacchè ebbi quello che fa come il vaiolo, mi passano a mala pena la pelle; e sia detto tra noi, perchè se lo sapessero, addio roba mia. In quanto poi a quello che dicono che io sia costretto a star qua per detto e fatto del Presidente, il Governo non m'ha usato ancora tanta benignità da ficcarmi nel branco dei reprobi a fare il noviziato d'auditore: e questo dillo pure a chi tu vuoi, e lascia che si scorruccino.
      Di nuovo, non ho fatto nulla o quasi nulla; ho bensì lavorato sul vecchio, e continuato quella Raccolta di Proverbi, che ho destinati a te, in segno di riconoscenza. La lettera che deve precederla è tutta rifatta, sempre però sulle basi di quel primo abbozzo che ti lessi tempo fa.
      Nell'ottobre feci uno dei soliti giri per la montagna di Pistoia, dove raccolsi voci, memorie, proverbi, ec. Ascesi fino all'ultime punte degli Appennini che dividono il Toscano dal Bolognese e dal Modenese, e per la prima volta presi un'idea di quello che sono le Alpi. Oh lassù si respira, lassù si pensa: lo stomaco e la mente fanno a chi ha più appetito.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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