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      Ho presa questa osservazione come prova d'animo schietto e premuroso del fatto mio, ma confesso il vero che m'ha sorpreso di molto. Non c'č altro che egli abbia preso per roba mia tuttociō che gira sotto il mio nome, o che sia stato a certi commenti fatti alle cose mie da chi č solito fermarsi alla buccia. Gli ho risposto difendendomi modestamente e rispettosamente, e appellandomi alla testimonianza della parte sana dei miei paesani. Mi faccia la grazia di parlarne al Niccolini e dirmi liberamente se in coscienza posso dirmi esente da queste macchie. Badiamo, che io non conto nel numero degl'individui tutti coloro che parlando in nome proprio usano il Noi invece dell'Io; e per questo lato sono pių suddito alla Grammatica che ai Motupropri: e nello stesso modo distinguo la religione dalle persone che l'amministrano, nč credo che qualche frustata data qua e lā alle cose dei Preti e dei Frati o a quelli che fanno il Frate o il Prete, possa incicciare il sodo delle credenze religiose. Ma posso ingannarmi e mi rimetto alla saviezza di chi č a portata di giudicarne meglio di me.
      Se i Farinola son sempre costā, la prego di salutarli, come pure Attilio e la signora Ortensia. Io non vedo l'ora di tornare a Firenze, perchč qua a lungo andare mi ci sento come arrugginire; ma aspetto (per dirla alla secentistica ora che ci si ricasca) che la salute mi porga il bicchiere della staffa.
      Desidero di sapere se ella č contenta della sua salute, e la prego di tenermi sempre tra i suoi veri amici.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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