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      Oltre a questo, chi volesse guardare per la minuta troverebbe anche in ciò che viene di qua qualche sentore di toscanismo e di fiorentineria, perchè noi pure, con tutta la nostra boria legislatrice, sappiamo di casa nostra spesso e volentieri. Facciamo a compatirci piuttosto che a tirarci per i capelli: una mano lava l'altra, e tutte due lavano il viso; e Dio volesse che tra tutti, o con una grammatica o con un'altra, arrivassimo a lavare il viso davvero a questa nostra terra comune, che n'ha bisogno come della china la febbre terzana. Ma per ora non ci veggo verso, molto più che giorni sono mi è toccato a vedere Roma e Napoli nelle mani dei cani. In verità non si può fare un passo fuori dell'uscio senza riportarne nuovi dolori; ed io che ho la disgrazia di fissarmi un po' sulle cose, mi ci consumo dall'ira. Bisognerebbe avere il sangue di piattola per resistere a certe contumelie; come per esempio a quella che fu tentata a Napoli ultimamente, quando volevano maritare a una specie di galeotti confinati in un'isola, una scelta fatta tra le figlie della Carità. Io credo che un vitupero simile non sia mai venuto in capo a nessuno di tanti strapazzatori dell'umanità che ci piovono addosso da secoli e secoli. A vederli andare così a muso franco, non si direbbe che questi signori regnassero nel cotone? Eppure ognuno ha il suo impiccato all'uscio! Ma Dio gli accieca giusto appunto perchè credono d'averla a fare coi ciechi. Lasciamoli armeggiare, chè ogni nodo viene al pettine, e una le paga tutte.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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