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      Tieni per certo che l'unica mia paura è di rimanere un canchero, incapace di pensare, incapacissimo di fare, e tu sai il significato di queste parole. Mi stavano e mi stanno a cuore alcuni lavori e segnatamente quello dei Proverbj, nel quale aveva in animo di porre tutto quel pochino che so, e di lasciare un saggio del modo mio di vedere le cose più usuali di questo mondo. Esponendo il significato e il fine di quei dettati popolari, voleva usare una lingua che facesse al caso, e far tesoro più assai della parlata che della scritta.
      Questa fatica io me la serbava quasi di nascosto, per quell'epoca della vita nella quale la testa comincia a andare di passo; e via via tornava a ruminarne con segreta compiacenza il piano già abbozzato nella mente. Molte altre cose di genere diverso mi si giravano per la fantasia, e sentiva prontissime le ali del desiderio e della volontà, ma il diavolo ci ha poste le corna. Soffrirò, aspetterò, starò preparato, ma l'animo mio sento che rovina col corpo: vergogna a dirsi per chi vuol fare scena di sè; per me voglio essere sincero anco a mio discapito.
      Ti ringrazio dell'affetto che mi dimostri, e sa il Cielo quante volte rammento i miei amici più cari e se vorrei averli vicini perchè m'aiutassero dei loro consigli e della loro virtù. A te poi che amo e che stimo tanto, vorrei significare certe cose che m'hanno legato a te fino dal primo momento che ti conobbi, e mi fanno desiderare tante volte di trattenermi a lungo con te. Ho letto i tuoi scritti staccati e quelli posti nella Guida dell'Educatore, e ti ci trovo sempre tal quale.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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