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      Ora poi che mi s'è cacciato addosso anco il diavolo nemico della salute, è un vero miracolo se trovo il tempo e la maniera d'accozzare una lettera. E sì che non sono uno di quei tanti che scrivono agli amici come se scrivessero per la stampa, e per pescare una frase che non vuol mordere l'amo, si lasciano scappare l'ora della posta. Ma bisogna dire che vi sono dei giorni nei quali l'inchiostro non vuol correre neppure a un pover'uomo che non si cura di ricamare colla penna, ed io che passo per uno che le può dire a modo suo e quando vuole, soffro di questo male più che non si crederebbe. Nonostante quando si tratta di persone che mi vanno a sangue, o per un verso o per l'altro posso trovare il verso d'empire tre o quattro pagine, purchè mi si perdonino molte chiacchiere e molte inutilità sul gusto di queste.
      Che cara persona che è questa Marchesa d'Azeglio! Io l'aveva conosciuta di volo anni sono a Firenze, e riveduta poi due o tre volle l'anno scorso, ma in compagnia di molti e sotto forma di visita. Quest'anno un buon vento l'ha portata qua dove un vento contrario avea spinto me un mese prima, ed ho potuto apprezzare interamente le sue belle qualità conversando a lungo con essa. Forse io le voglio il doppio del bene perchè mi si mostra pietosa e indulgente, e mi sopporta con una pazienza da santi, quando io spinto dallo sprone dei patimenti, torno e ritorno a belare un passio di malinconíe. Chi sia più egoista, il sano o l'ammalato? Il sano sberta il malato, l'ammalato uggisce il sano; l'uno vuole che tutti ridano, l'altro che tutti piangano; io non saprei a chi dare la mano diritta.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





Marchesa Azeglio Firenze