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      Non potrei facilmente trovare un posticino più intimo e segreto, di modo che dall'osteria faccio portar fuori il mio tavolino e una sedia, e lì bevo il mio caffè e leggo Omero.
      La prima volta che per caso capitai sotto i tigli in un bel pomeriggio, trovai il luogo solitario. Tutti erano ai campi: soltanto un fanciullo di circa quattro anni sedeva per terra e fra le gambe ne teneva un altro di forse sei mesi, stringendolo con le braccia al petto in modo da fargli una specie di seggiola; e nonostante la vivacità con la quale egli volgeva attorno i suoi occhi neri, sedeva perfettamente tranquillo. Faceva piacere a vederlo; mi sedetti su un aratro che era lì di fronte e disegnai con vero godimento la scena fraterna. Vi aggiunsi la siepe che era vicina, una porta di fienile e alcune ruote rotte, così com'erano disposte, e dopo un'ora trovai che avevo fatto un disegno ordinato e interessante senza avervi messo nulla di mio. Questo mi ha confermato nel mio proposito di attenermi per l'avvenire unicamente alla natura. Essa soltanto è infinitamente ricca, essa sola forma il grande artista. Si può dir molto in favore delle regole; all'incirca quello che si può dire in lode della società civile: un uomo formatosi secondo le regole non farà mai nulla di assurdo e di cattivo, come chi si modella sulle leggi della buona creanza non sarà mai un vicino insopportabile, né potrà divenire un vero scellerato; ma tutte le regole, si dica quello che si vuole, distruggono il vero sentimento e la vera espressione della natura.


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I dolori del giovane Werther
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 144

   





Omero