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      - Da quanto tempo è così? domandai. - Così tranquillo, lei disse, saranno appena sei mesi; e ringrazio il Signore che almeno sia arrivato a questo; prima è stato per un anno intero furioso, e l'hanno tenuto alla catena in manicomio. Ora non fa nulla di male a nessuno: solo ha sempre da fare con imperatori e re. Era così buono, tranquillo, mi aiutava a vivere; aveva una bella scrittura. A un tratto è diventato pensieroso, è caduto in uno stato febbrile, poi nel delirio: ora è come voi lo vedete. Se potessi narrarvi, signore... -
      Interruppi quel torrente di parole e domandai: - Qual è dunque il tempo che egli rammenta e nel quale dice di esser stato così felice, così contento? - Poveretto, disse con un sorriso di pietà: vuol parlare del tempo in cui era fuori di sé: ricorda sempre di quando era in manicomio e non aveva coscienza di se stesso. - Fui colpito come da un fulmine; misi del denaro nelle mani della donna, e fuggii in fretta.
      Allora eri felice - esclamavo mentre rapidamente mi avviavo alla città; - allora eri come un pesce nell'acqua! Dio del cielo: questo è il destino che hai dato agli uomini: di esser felici soltanto prima di acquistare la ragione, e dopo averla perduta! Disgraziato! eppure io invidio il tuo turbamento, lo smarrirsi dei sensi nel quale tu langui. Tu esci pieno di speranza a raccogliere fiori per la tua regina, d'inverno, e ti rattristi e non puoi comprendere perché non ne trovi. E io... io esco senza speranza, senza scopo, e ritorno come sono uscito. Tu immagini quale uomo saresti se gli Stati Generali ti pagassero.


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I dolori del giovane Werther
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 144

   





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