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      A questo proposito troviamo fra le sue carte un foglietto che forse esprime il suo pensiero riguardo ad Alberto.
      Che serve che io dica e ripeta: è bravo, è buono? Il mio cuore è lacerato: non posso essere giusto
      .
      La serata era dolce, il tempo volgeva al disgelo e Carlotta ritornò a piedi con Alberto. Cammin facendo si guardava ogni tanto intorno come se la compagnia di Werther le fosse mancata. Alberto cominciò allora a parlare di lui, e a biasimarlo mentre nello stesso tempo lo giustificava. Parlò della sua infelice passione, desiderando che gli riuscisse di vincerla. - Lo desidero anche per noi, disse, e ti prego di cercare di modificare la sua condotta verso di te, di fargli diradare le sue visite troppo frequenti. La gente comincia ad osservarle, e so che se ne parla di qua e di là. - Carlotta tacque, e Alberto parve aver compreso il suo silenzio; da quel momento almeno non parlò più di Werther davanti a lei, e quando era lei che ne parlava egli lasciava cadere il discorso e lo portava su un altro argomento.
      L'inutile tentativo di Werther per salvare quel povero infelice, fu l'ultimo guizzo di una luce che si spegne; da allora egli ricadde più profondamente nel dolore e nell'apatìa; fu poi quasi fuori di sé quando udì che forse sarebbe stato chiamato come testimone contro il giovane, che aveva adottato il sistema di negare.
      Tutto ciò che gli era accaduto di spiacevole nella sua vita attiva, le noie all'ambasciata, le cose non riuscite, i dispiaceri avuti, tutto gli ritornava continuamente allo spirito.


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I dolori del giovane Werther
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 144

   





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